Teatro Dada. AA.VV.. Einaudi, 1988.

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Descrizione

Einaudi (Gli Struzzi 341); 1988; 9788806113810 ; Copertina flessibile ; 19,5 x 11,5 cm; pp. 359; A cura di G. R. Morteo, I. Simonis ; minuscole imperfezioni al bordo della copertina, interno ottimo; Buono (come da foto). ; Questo volume costituisce la prima raccolta organica dei testi teatrali dada, per lo piú apparsi su riviste o in plaquettes dell’epoca o affatto inediti. La raccolta non testimonia soltanto una felice e irripetibile stagione creativa, ma colma una lacuna, documentando la diretta influenza dada sulle esperienze più vitali del teatro contemporaneo, da quello espressionista tedesco del primo dopoguerra a quello della crudeltà e dell’assurdo di Artaud, lonesco, Beckett. Dada arriva a Parigi nel 1920 nella persona di un piccolo poeta rumeno, Tristan Tzara. Nel marzo di quell’anno la prima manifestazione offre ai dadaisti l’occasione di sottolineare il loro atteggiamento nei confronti del teatro, «inteso come strumento di rottura e insieme di comunicazione; rottura sul piano della logica del linguaggio e della logica dell’intelligenza, fino a far perdere al pubblico ogni precostituita nozione di buono e di bello, allo scopo di ottenere una partecipazione sul piano puramente sensoriale». È una stagione di provocazioni divertite, e di furibonde reazioni del pubblico, chiamato ad una parte attiva di nemico e complice al tempo stesso. Sul podio della Salle Gaveau, normalmente riservata ai concerti di Mozart e Bach, al posto del direttore e di sessanta musicisti in abito da sera, «sei dadaisti, vestiti di nero, con il capo nascosto in enormi cilindri di cartone bianco, compivano lugubri evoluzioni… Immaginandosi benissimo la natura del divertimento che li aspettava, gli spettatori-complici si riempivano le tasche di munizioni diverse, cosí come si portano le noccioline americane quando si visita lo zoo». Dada perseguiva insomma la sua novità tramite un attivismo libero da qualsiasi prevenzione, negando validità alle ricerche formali delle avanguardie «ufficiali». Come osservano Gian Renzo Morteo e Ippolito Simonis nella loro ampia e documentata prefazione, guidando il lettore alla comprensione degli sviluppi del movimento e delle esperienze dei singoli autori, questi testi dimostrano, più che la volontà di scandalo, il desiderio di rivelare l’uomo a se stesso fuori dalle rigide frontiere della Cultura con la «C» maiuscola, Scrisse Tzara: «Dada si orientava verso una specie di assoluto morale» ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.