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I canti di Maldoror. Poesie-Lettere. Lautreamont. Rizzoli, 1995.

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Descrizione

Rizzoli (Bur); 1995; 9788817169196 ; Due volumi in brossura e astuccio editoriale; 18 x 11 cm; pp. 773; Traduzione di I. Landolfi. ; Leggeri segni d’uso all’astuccio, volumi in ottimo stato; Buono (come da foto). ; Riusciremo mal a prestar fede a Lautréamont? Non sarà forse l’intera sua opera la grandiosa beffa di un giovane di genio, come tuttora moti ipotizzano? Sta di fatto che da ben più di un secolo, ormai, egli mena per il naso lettori e critici, sui suoi testi sconcertanti si sono versati fiumi d’inchiostro, e ancora se ne verseranno. Ma arrivato in fondo al volurne, anche il più sprovveduto dei dilettanti comprende il perché di tanta passione, di tanto caparbio ostinarsi come maggiormente si ama ciò che ci si nega, e forse si ama proprio in ragione di tal negarsi, cosi la pagina strabocchevole, rutilante, iperbolica di Lautréamont, ricca d’invenzioni verbali, di cervellotiche elucubrazioni, di acrobazie da funambolo di razza, possiede un enorme potere di attrattiva, un fascino spesso ipnotico a cui è assai difficile sottrarsi. Ed è l’impossibilità di penetrare fino in fondo tutto questo materiale letterario e metaletterario a tenerci avvinti, “innamorati” d’un’opera che non finisce mai di stupirci, irritarci, mera- vigliarci: con le sue punte di altissima poesia, la sua visione “nera”, del mondo e del consorzio umano, che discende da una coscienza drammaticamente lacerata, da un malessere esistenziale, esso si, davvero, autentico. Se tale è stato-come è stato- lo scopo primario dell’autore, egli si dica dunque soddisfatto appieno: l’universo sconvolto dei Canti di Maldoror continua a trascinare nel vortice delle sue spirali colul che a buon diritto Lautréamont può baudelairianamente chiamare “semblables”, “frères”. Agli occhi di certi poeti d’oggi, I Canti di Maldoror e le Poesie brillano di luce incomparabile; sono l’espressione d’una rivelazione totale che sembra eccedere le possibilità umane. E’ tutta la vita moderna, in ciò ch’essa ha di specifico, che vi si trova d’un colpo sublimata. Il suo scenario vola sul sostegni degli antichi soli, che mostrano il pavimento di zaffiro, la lampada dal becco d’argento, alata e sorridente, che avanza sulla Senna, le membrane verdi dello spazio e i negozi della rue Vivienne, in preda al raggi cristallini emanati dal centro della terra. (…) “Apocalisse definitiva” è quest’opera, nella quale si perdono e s’esaltano le grandi pulsioni istintive a contatto d’una gabbia d’amianto che rinchiude un cuore incandescente. Tutto ciò che, nel corso det secoli, si penserà e s’intraprenderà di più audace, è qui formulato in anticipo, nella sua magica legge. Il verbo, non solo lo stile, subisce con Lautréamont una crisi fondamentale, segna un “nuovo inizio”. Si tratta dei limiti entro i quali le parole potevano entrare in rapporto con le parole, le cose con le cose. Un principio di perpetua mutazione s’è impadronita degli oggetti cosi come delle idee, tendendo alla loro liberazione totale, il che implica quella dell’uomo. Sotto questo aspetto, i linguaggio di Lautreamont è al contempo un solvente e un plasma germinativo senza pari ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.