Vanità. Michel Butor. SE, 1991.

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Descrizione

Guanda (Prosa del Novecento 40); 1991; 8877102195; Copertina flessibile ; 22 x 13 cm; pp. 104; Traduzione di R. Rossi; leggeri segni d’uso alla copertina e al dorso, interno buono; Buono, (come da foto). ; «Vanità» erano chiamate nel sedicesimo secolo quelle composizioni pittoriche in cui accanto agli emblemi dei piaceri o ai simboli degli onori militari e civili compariva un teschio: a rammentare appunto, secondo l’interpretazione religiosa ufficiale, la vanità della vita terrena. Ma un’altra interpretazione è possibile, che sovverte la precedente. Di questa come del significato di fare arte, del senso dato alla morte nella cultura occidentale, tre amici conversano una sera d’estate nel sud della Francia. Il discorso passa da un personaggio all’altro e si sviluppa per correzioni, riprese, deviazioni, tessendo la sua trama di interrogativi fondamentali. Lucido e fervido inventore di nuove forme letterarie, Butor ha saputo conciliare magistralmente in questo saggio- dialogo il suo talento di critico e la sua immaginazione di narratore. CON UN’INTERVISTA A MICHEL BUTOR DI FRANCO GIACONE TRADUZIONE DI ROBERTO ROSSI. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.