Poesia francese del Novecento. Piero Bigongiari. Vallecchi, 1968.

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Descrizione

Vallecchi (La cultura e il tempo 19); 1968; Noisbn ; Copertina flessibile ; 22,5 x 15 cm; pp. 349; Prima edizione. ; leggeri segni d’uso e del tempo alla copertina, interno buono, volume lievemente brunito; Buono (come da foto). ; Con questo libro di un poeta che crede fermamente alla fase critica della mente indagatrice, di uno scrit tore che crede all’oggettività storica solo se è passata attraverso una fase di piena contestazione soggettiva (non esiste scienza senza un necessario momento soggettivo, cioè non esiste scienza senza invenzione, che implica una completa soggettivazione dei dati di partenza) la nuova critica italiana è presente, in termini di assoluta originalità e in modo capillare, a tutto quanto la nuova critica francese va un po’ per volta indagando sulla poesia francese del nostro secolo, dall’attivissima école de Genève, cioè da Raymond, Poulet, Rousset, Starobinski, Richard, ecc. a Bachelard, Blanchot, Blin, Picon, Barthes, alla nuova intelligenza rag gruppata intorno a « Tel quel », cioè della poesia intesa come linguaggio irradiante. « La poesia francese del secondo Novecento è nata all’insaputa di chi ha liquidato la presenza della Francia in questo secondo dopoguerra, memore dei nomi altissimi di Apollinaire, di Valéry, e in genere della missione accentrata svolta dalla Parigi dei primi del secolo. Dopo, con la morte fisica dei rappresentanti della prima generazione, si è detto che il genio francese subiva un processo di involuzione e che la posizione della poesia francese diveniva intellettualistica, alessandrina. Questo libro vuole smentire una tale interpretazione riduttiva: la riduzione non avviene neanche con la fine del surrealismo, neanche con la morte di Éluard. La mimetizzazione del maquis sta rivelando i frutti più maturi e più sapidi; s’intende, il loro è sapore profondo, occorrono buoni denti per arrivare a una polpa che si protegge dalla stagione inclemente. Ma la Francia non ha perduto la sua prima linea. Poeti come Michaux, Ponge, Char, Bonnefoy, Dupin, Deguy e altri che qui vengono esaminati, e gli altri che qui non lo sono (da Apollinaire al giovane du Bouchet, con tutti i « crononi » interni di questo tempo discontinuo), stanno lentamente rinnovando un tessuto storico di cui in Italia si sa poco. Il loro sforzo è parallelo a quanto ha fatto qui da noi la poesia dalla seconda alla terza generazione et ultra, o in Spagna da Guillén, Lorca, Salinas in giù. Non possiamo ignorarlo più oltre » ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.