Pietroburgo. Andrej Belyi. Einaudi, 1961.

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Descrizione

Einaudi ; 1961; Noisbn ; Rilegato con titoli al dorso, sovracoperta ; 22,5 x 14,5 cm; pp. XXXVI-345; Prefazione e traduzione di Angelo Maria Ripellino. Prima edizione nella collana. ; Presenta segni d’uso ai bordi della sovracoperta (piccolissime mancanze ai bordi, imperfezioni), data e firma a biro al frontespizio, interno senza scritte, volume brunito; Accettabile (come da foto). ; Questo romanzo che l’Occidente ha scoperto si può dire soltanto ora la traduzione inglese apparsa in America e una nuova versione tedesca hanno preceduto di poco questa italiana ma che fu pubblicato per la prima volta nel 1913, era considerato finora come il capolavoro narrativo del movimento simbolista russo; oggi già viene classificato come una delle opere fondamentali dell’avanguardia letteraria del nostro secolo. Grottesco, visionario, pirotecnico, movimentatissimo, come un Gogol’ frantumato e vorticante in un caleidoscopio, il romanzo di Belyj racconta attraverso un fuoco di fila d’invenzioni fantastiche e linguistiche una storia del nostro tempo: siamo alla vigilia della rivoluzione del 1905, in un’allucinata Pietroburgo, popolata di poliziotti e terroristi e granguignoleschi funzionari dello Zar. Angelo Maria Ripellino ha condotto l’ardua traduzione di questo testo e l’ha fatta precedere da un ampio studio introduttivo che è una documentata ricostruzione del mondo culturale del simbolismo russo, ed una lirica evocazione di questa straordinaria stagione della fantasia…. Tutta una città fantasmagorica, la Pietroburgo del 1905, si muove in questo racconto delle allucinate giornate di Nikolaj Apollònovic Ableúchov, giovane intellettuale russo in cerca della verità, e della bomba che i nichilisti consegnano nelle sue mani. Uno snodarsi di avventure grottesche porterà il giovane filosofo alla scoperta che la vittima designata dell’attentato altri non è che il senatore Apollon Apollònovic Ableúchov, cioè suo padre, una grottesca incarnazione del burocratismo zarista. Piú che la definizione di ” Joyce russo ” che la critica gli ha ripetutamente attribuito, Belyj merita quella di continuatore di Gogol’, mentre la carica di deformazione e di lirismo che egli imprime alle sue creature lo avvicina allo spirito dell’espressionismo. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.