Mandrake. Lee Falk, Phil Davis. Garzanti, 1972.

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Descrizione

Garzanti Editore ; 1972; Noisbn ; Rilegato in tela con titoli al dorso, sovracoperta; 36 x 28,5 cm; pp. 165; Traduzione di Ida Omboni. Prima edizione. Volume riccamente illustrato in b./n. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze, piccole imperfezioni ai bordi della sovracoperta), interno senza scritte, volume lievemente brunito; Buono, (come da foto). ; Nulla spiega la simpatia, ma la simpatia spiega infiniti perché. Come nel caso di Mandrake: quasi quarant’anni di solido successo; appunto, perché? Molti l’attribuiscono alla fantasia e all’allegria che traboccano dallo strip: una merce molto rara, se genuina, specie in un secolo come il nostro dove, più che sorridere, troppo spesso mostriamo i denti. Altri parlano delle trame, veri minicopioni teatrali dal taglio perfetto, folti di gags e di colpi di scena, arricchiti da un dialogo spumeggiante. Nessuno, poi, dimentica il disegno, finto-trascurato, in realtà un elegante equilibrio di linee rivelatrici e di chiaroscuri allusivi. E sono tutte ragioni molto valide, ma la verità è che Mandrake è amato da quarant’anni, perché da quarant’anni è simpatico. Dotato, in maniera non esorbitante, delle prerogative classiche dell’eroe dei fumetti d’avventura – intelligenza, audacia, decisione – è un mago senza poteri sovrannaturali, che a volte si permette di far fiasco. Non ha inquietanti risvolti psicologici, amarezze segrete come i tormentati protagonisti degli strip moderni. Tipico figlio dell’ottimismo vitalistico del New Deal, Mandrake è quello che è: limpido, sicuro, teso al bene del prossimo; le sue idee (pochine) sono solari e tutte d’un pezzo come lui. Crede fermamente all’efficienza, all’intraprendenza, alla buona volontà. Quand’è nato (1934) si diceva: ” qualunque cittadino può diventare presidente degli Stati Uniti “. E per questo, forse, qualunque lettore potrebbe diventare (in teoria!) un mago come Mandrake. La girandola dei trucchi e dei prodigi che di continuo si rinnova è sbalorditiva ma sempre in teoria – accessibile anche a noi, poiché si basa sull’ipnotismo e la prestidigitazione. Con questi giochi magici festosamente maliziosi, Mandrake risolve tutto: dal pettegolezzo alla guerra interplanetaria. La sua carica di ottimismo è inesauribile, convinto com’è che il Male si possa sempre vincere, possibilmente col sorriso sulle labbra… e in questo è un po’ il simbolo della grande illusione rooseveltiana. Non per nulla, mentre vaga per questo mondo e quelli interstellari, si porta dietro l’aura magica della Hollywood di allora, la capitale dell’artificio, del proibizionismo morente e dello star system nascente, che col suo fragoroso rituale kitch glorificava a livello del consumo la nuova leggenda americana. E insieme a Hollywood, naturalmente, Mandrake porta con sé tutti gli anni trenta, anche i nostri, che specchiavano il loro provincialismo minore nel monumentale provincialismo cinematografico. Attorno a lui si muove una folla di figurine scavate e stilizzate con occhio ironico: un’antologia viva del ” quotidiano ” di allora. C’è qualcosa più, del felice gioco della fantasia, nei quadretti del mago: un documento per i più giovani, un affettuoso ricordo per la generazione che a suo tempo girava con le prime avventure di Mandrake in cartella. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.