Liriche cinesi (1753 a. C. – 1278 d. C.). AA.VV.. Einaudi, 1954.

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Descrizione

Einaudi (Universale Einaudi 14); 1954 ; Noisbn ; Copertina flessibile ; 18 x 12 cm; pp. XVII-249; Prefazione di Eugenio Montale. Traduzione di Giorgia Valensin. Qunta edizione nella collana. ; Presenta segni d’uso e del tempo (senza mancanze, imperfezioni, macchiette), segni di nastro adesivo alla seconda ed ultima pagina, firma e data a biro al frontespizio, interno senza scritte, volume lievemente brunito. Presente “Scheda bibliografica n. 24”; Accettabile (come da foto). ; « Attraverso secoli di guerre, di flagelli, di carestie e di orrori, questi poeti che si contano per dinastie (e sono imperatori e ministri, generali che corrispondono in versi, mogli ripudiate e funzionari in esilio) si sono trasmessi il fior di giada dell’arte loro, l’hanno elaborata e perfezionata, adorna di sensi e supersensi, di parallelismi concettuali e di acuzie tecniche, hanno compiuto insomma prima di noi tutto il ciclo evolutivo e involutivo ai quali ci han reso familiari, in pochi secoli, le maggiori letterature dei nostri paesi. E argomento unico della sterminata efflorescenza sembra essere, a guardar bene, la poesia stessa come stromento e materia di conservazione e di scambio, e l’amor di poesia come entità sopraindividuale, tradizione e bouteille à la mer trasmessa da iniziato a iniziato. « Una poesia dunque, ma in particolarissimo senso, civile, sociale, direi quasi umanitaria. Non vi mancano le nostre, del resto relative, partizioni di genere: ma per lo piú la lirica e la satira sembrano affiancarsi liberamente in questa vastissima satura, l’epopea vi è quasi sconosciuta, se non l’epos, e la poesia primitiva, essenzialmente popolare, quella del Libro delle Odi (1753-600 a. C.) è bastata a Confucio per sdipanarvi le fila dei suoi precetti morali e delle sue interpretazioni allegoriche. « Piú tardi, poi, con Chu Yuan e i poeti della dinastia dei Han, pur sempre tra squilli di guerra e clangori di battaglia, il mestiere poetico si raffina e cominciano a prevalere le composizioni a forma strofica che la dinastia dei T’ang porterà a grande perfezione. Ma fin da allora è presente quel tono di corrispondenza, di confessione, di epistola che resta, per noi ignari dei testi, il tono fondamentale della poesia cinese. Nulla d’implicito in questa lirica di poeti che furono a un certo punto anche pittori e calligrafi; nessun abisso che divida la poesia colta da quella popolare o rimasta senza attribuzione. « Le grandi personalità non ci mancano di certo e i nomi di Chu Yuan, Pao Chao, Li Po, Tu Fu, Po Chu-i non sono noti soltanto agli specialisti: ma tutto appare come sommerso e livellato da un clima, da un gusto che hanno permesso a un solo periodo, quello dei T’ang fiorito da sei a quattro secoli prima di Dante lasciarci importanti saggi di oltre duemila poeti ».(Dalla prefazione di Eugenio Montale) L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.