La Vocazione del Superstite. Cesare Mazzonis. Einaudi, 1971.

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Descrizione

Einaudi (La ricerca letteraria 12.); 1973; Noisbn ; Copertina flessibile ; 18 x 10,5 cm; pp. 153; Prima edizione nella collana. 1 tavv. ripiegata ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze, piccole imperfezioni), interno senza scritte, lievemente brunito; Buono, (come da foto). ; Il libro di Mazzonis è un repertorio di situazioni classiche, anzi di frammenti di generi e figure retoriche nobilmente tradizionali: incontriamo l’autobiografia, in un senso più celliniano che memorialistico, il contrasto della città e della campagna, la fine del mondo, ben note figure mitologiche come Admeto, Eracle e Alcesti, e l’utopia; il tutto tenuto assieme da un sugo verbale fitto e denso, colto e caldo, cruccio degli epatici golosi; ma tutti codesti generi sono adoperati in forme sghembe e abilmente deformate: per cui l’autobiografia sarà affidata al dialogo di due escrementi umani, assumendo proporzioni insieme grandiose ed umilissime; escrementi pànici e di elegante cultura, non ignari di dolcezze mitico-dannunziane (“Ah Sigizie maree del plenilunio!”). Poco oltre, il lamento dell’Urbano, l’uomo afflitto dalla malattia cittadina, è, fondamentalmente, la lamentazione di e per un gentiluomo (“Egli si lamenta che il mondo abbia veramente superato i limiti della normale sopportazione di un gentiluomo”): il quale, teologicamente ispirato, “sospira pensando a un mondo sem- (o cam- o jafet-) plificato, a un bel clistere da Diluvio universale”. Gentiluomo d’ordine e classificatorio, costui vagheggia un ordine sensato delle cose, che allude alla Follia e all’Utopia. Dovrebbe esistere una specifica denominazione per quel disturbo mentale che si si propone di trovare un ordine razionale per una biblioteca: la distrofia degli scaffali, qui ampiamente illustrata. Oltre all’Urbano, che dispone di un futuro e di un passato, entrambi allucinatori, personaggio rilevante è Teo, che comunica col mondo per mezzo di “un unico tubetto” nel quale si introducono “paludamenti lirici” e “notizie di disguidi”, mentre si procede alla fine del mondo e alla resurrezione dei morti. In questa sezione prevalgono i referti, i brevi e salaci documenti della decomposizione planetaria. Nota libertina, i morti “resurretti” si accoppiano senza distinzione di secoli e nazioni: mummie svergognate folleggiano con le bende indosso. Altro si potrà rinvenire in questa arcaica arca di generi salvati e insieme afflitti da mutazioni mostruose: una mutazione che investe lo stesso vascello, la letteratura, glorioso delle proprie inaudite deformità. (Giorgio Manganelli); L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.