La ferita e l’arco. Sette studi di letteratura. Edmund Wilson. Garzanti, 1973.

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Descrizione

Garzanti (Saggi); 1973; Noisbn ; Copertina flessibile ; 19 x 12,5 cm; pp. 317; Traduzione di Nemi d’Agostino. Prima edizione nella collana.; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni, piccole imperfezioni, sbucciature), volume saldo, interno senza scritte, lievemente brunito al bordo superiore; Buono, (come da foto). ; Edmund Wilson è una delle figure dominanti della cultura americana di questo secolo. Egli appartiene alla grande generazione di Hemingway, Faulkner e Scott Fitzgerald (del quale fu compagno di universita) ne è, in un certo senso, la coscienza critica. Rivelatosi con un volume organico di scritti sul simbolismo e il post- simbolismo, Axel’s Castle (Il castello di Axel), e confermatosi, con un lucido saggio sul marxismo, To the Finland Station (Biogratia di un’idea), uomo di interessi vasti e vivi, ha esercitato per molti anni la critica letteraria militante con autorità e insieme con brio e grazia impareggiabili. Negli ultimi tempi si è dedicato ad argomenti molto particolari, come la letteratura della guerra civile americana, i pellirosse, il dover pagare le tasse. Probabilmente le opere che più resteranno, di Edmund Wilson, sono The Triple Thinkers (i triplici pensatori) e The Wound and the Bow (La ferita e l’arco), dove, ragionando di Dickens e di Kipling, di Joyce e del destino dell’artista, egli riesce a svolgere un discorso largo e umano, fondato su una dottrina e una cultura solidissime, ricco d’immagini e di invenzioni. Da vero scrittore, insomma, nella linea di Sainte-Beuve o, da noi, di un Emilio Cecchi. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.