La cognizione del dolore. Con un saggio introduttivo di Gianfranco Contini. Gadda Carlo Emilio. Einaudi, 1963.

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Descrizione

Einaudi; 1963; Noisbn ; Rilegato con titoli al dorso, sovracoperta ; 22 x 14,5 cm; pp. 223; Prima edizione in commercio (26 aprile 1963). ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi della sovracoperta (senza mancanze, piccole imperfezioni), volume saldo, interno senza scritte, bruniture; Buono, (come da foto). ; ; Pubblicati in « Letteratura » negli anni 1938- 1941, i capitoli o «tratti» della Cognizione del dolore vengono oggi ricomposti nella loro unità narrativa e restituiti alla stampa. Il romanzo è in è incompiuto perché i fatti della guerra turbarono a tal segno l’animo dell’autore « da ostacolargli (fino al 1940) indi rendergli a poco a poco inattuabile ogni sorta di prosa»; ma l’incompiutezza del disegno esterno dell’opera non offusca il senso di un linguaggio e di un discorso che sono tra i piú definiti e persuasivi della nostra letteratura. Sullo sfondo di un immaginario paese del Sud America, in cui lo stesso Gadda ci invita a riconoscere la Lombardia e la Brianza, il dolore senza nome e senza ragione (ma non senza causa) dello hidalgo-ingegnere Gonzalo Pirobutirro d’Eltino è tema e protagonista della scarna vicenda. La satira aspra e risentita di cui, una volta di piú, è fatta bersaglio la società milanese, e l’inesauribile invenzione stilistica del Gadda « arzigogolato e barocco », intento, come il suo protagonista, a « lambiccare rabbioso dalla memoria una qualcheduna di quelle sue parole difficili, che nessuno capisce», hanno una funzione strumentale, di contrappunto, al motivo della ribelle, disperata solitudine di Gonzalo, via via ribadito con accenti a un tempo umili e solenni nelle essenziali pagine della Cognizione. Rifiutatosi di accettare la protezione del « Nistitúo de vigilancia para la noche» (in esso è adombrata l’ingannevole sicurezza che, negli anni in cui il romanzo fu scritto, offriva la dittatura), Gonzalo non accoglie nemmeno, a conforto della sua inquietudine, le umane parole, la soccorrevole sollecitudine del dottore. E, in accessi di « turpitudine pazza », inveisce contro la vecchia madre, colpevole ai suoi occhi di aver sacrificato all’orgoglio di possedere una villa, all’idea- villa », i miseri resti della fortuna familiare, e con essi la felicità e la salute dei figli: egli l’accusa di compatire, senza discernimento, agli stolti e ai profittatori, l’offende nei suoi affetti piú gelosi, prorompe in « efferate minacce ». « Un sentimento non pio», « un rancore profondo, lontanissimo » oppone Gonzalo all’unica persona ancora capace d’ispirargli, a momenti, un trepido amore: forse vede in lei la causa del « male invisibile », della pena che porta nel cuore dalla primissima infanzia. Ma basta che gli dia tregua il rancore, che il male si plachi, ed egli stringe a sé la povera madre, in un disperato abbraccio. Salvo a riaccendere, un attimo piú tardi, la sua delirante rivolta. Nella non scritta conclusione Gonzalo doveva infine separarsi dalla madre che, rimasta sola, si lasciava persuadere ad accettare la protezione del « Nistitúo »; finché una notte la villa della « signora » veniva assalita proprio dalle guardie della « vigilancia para la noche » alle quali ella aveva affidato la sua desolata solitudine. Nell’assalto la madre trovava la morte: mentre atroce le si insinuava nell’animo il sospetto che ad organizzare l’aggressione fosse stato proprio il « tristo figlio » Gonzalo. « Superbamente composita, grottesca, impastata di strazio e di risa, di violentissime luci e di tenebre, la Cognizione del dolore – scrive Pietro Citati – possiede, alla fine, la semplicità di un’opera classica: la disperazione, l’altezza di tono, la nobiltà di gesto che hanno sempre distinto ogni vera tragedia».”; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.