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L’ ordine simbolico della madre. Muraro Luisa. Editori Riuniti, 1991.

COD: 13708 Categoria:

Descrizione

Editori Riuniti (Gli studi, filosofia e scienze umane); 1991; 8835934567 ; brossura con risvolti ; 21 x 15 cm; pp. 149; ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni), interno con data a biro alla prima pagina bianca, sottolineature e note a matita a 14 pagine + 3 a biro, da pagina 21 in poi pulito ; Accettabile (come da foto). ; «Se guardo alle opere dei grandi filosofi, quasi penso che veramente il problema si riduca al cattivo uso della filosofia da parte di gente (donne, me) che non è dotata per essa. Quelli parlano in maniera bellissima, s’immergono nelle acque profondissime del dubbio (l’immagine è di Cartesio) senza annegarvi e ne escono rigenerati poche pagine dopo (questo nel caso di Cartesio, per altri è più lunga); progettano e realizzano decostruzioni vaste e radicali da cui nulla si salva eppure sono sempre ottimamente assistiti dalla lingua; scelgono e scartano con criterio sicuro fra i dati del loro contesto storico; si distaccano dalla realtà data senza perdere il contatto con essa, come pure dalla tradizione ma non dal suo alimento (in questo punto ho in mente specialmente il rapporto dei filosofi cristiani con i greci), mostrando in tutto ciò di non essere nemmeno sfiorati dai fantasmi di ritorsione della potenza materna. Che io li accuso di aver tacitato, dopo averla imitata e spogliata. Ma non è questo che insegnano. La capacità di tessitura simbolica che i filosofi hanno appreso nel rapporto con la madre, non la insegnano e forse non sanno insegnarla. Gli è venuta grazie a un privilegio storico che essi sembrano credere sia un dono caduto dal cielo o un loro attributo naturale. La società patriarcale, nella quale la filosofia si è sviluppata, cura l’amore tra madre e figlio come il suo bene più prezioso. È il focolare in cui ardono i grandi desideri, la cucina delle imprese sublimi, l’officina della legge. Tutto sembra far capo li. Se c’è una cosa che io invidio agli uomini, e come non invidiarla, è questa cultura dell’amore della madre in cui sono allevati. Questo è il fondamento pratico, questo è il germe vivo da cui si sviluppano i discorsi filosofici». Invece, questo libro è un libro di filosofia scritto da una donna, da una donna che ha imparato (cominciato a imparare) ad amare la madre. E che qui, in questa origine che non si perde, a differenza dei filosofi maschi, ha trovato il cominciamento, il punto di partenza oltre il quale tutto può scorrere ed essere detto, nel circolo che non ha limite. È un libro di filosofia, anzi di metafisica, visto che fisica è per l’autrice il segno della verità corrispondente («la neve è bianca» solo se la neve è bianca) mentre metafisica è il segno della verità come coincidenza di essere e senso. Appunto perciò è anche un libro non scritto nel gergo sempre piú professionale dei filosofi (dei professori e professanti di filosofia). Nella lingua materna, invece, quella in cui imparano a parlare i bambini e hanno parlato i grandi metafisici da cui Luisa Muraro è andata a scuola, invidiandoli. Colpisce, in questo libro singolare, la cura infinita, riparatrice e amorosa, brusca e sicura, allegra ed energica, con cui si parla e si usa la lingua, la lingua di tutti e la lingua delle mediazioni culturali, la lingua inimitabile del singolo e quella che identifica una comunità e sa tradurre dall’una all’altra comunità di parlanti. Torna, alla fine della ricerca, una parola antica e terribile: «autorità». Al livello piú radicale per chi è fuori dell’ordine sociale o ne è dentro infelicemente, non- c’è scelta: «per cui, inevitabilmente, c’è lotta». Lotta per l’unico ordine simbolico che possa sostituire quello manchevole che sostituisce lo scambio di merci e denaro a quello di parole e messaggi: l’ordine simbolico della madre. ; Spedizione veloce con BRT. L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.