Il procuratore. Gian Carlo Caselli un giudice fra mafia e terrorismo. Tessandori Vincenzo, Boffano Ettore. Baldini Castoldi, 1995.

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Descrizione

Baldini Castoldi (Giallo e nero 17.); 1995; 9788880890423 ; Copertina flessibile con risvolti ; 23 x 14 cm; pp. 340; A cura di Tessandori Vincenzo, Boffano Ettore. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze, piccole imperfezioni), interno senza scritte, dorso con difetti, volume lievemente brunito; Buono, (come da foto). ; Il procuratore è un magistrato piemontese che lavora, rischia e vive a Palermo. Gian Carlo Caselli negli anni di piombo fu in prima linea contro il terrorismo, oggi lo è contro Cosa nostra. Questo è il racconto della sua vita, ma non soltanto. Lo è dei fatti che hanno caratterizzato, e caratterizzano, il suo lavoro e la cronaca del nostro Paese. Lo studente modello nella Torino operaia e piccolo borghese degli anni che precedettero il boom e il vento del Sessantotto, e poi il giudice istruttore, l’inquisitore attento fino alla pignoleria nelle inchieste su episodi in apparenza meno importanti come nelle grandi istruttorie. Quindi, il magistrato che nella lotta al terrorismo non ha avuto esitazioni, ha condiviso i rischi degli uomini dei nuclei speciali e quelli del generale dalla Chiesa che più tardi, divenuto prefetto, tornerà a Palermo e sarà ucciso a Palermo, dalla mafia, dai corleonesi di Cosa nostra. Ricordi e testimonianze, dei protagonisti di allora e di adesso, degli amici di sempre e di quelli di un tempo. Ancora: l’avventura nel Csm con l’orazione per appoggiare la candidatura di Giovanni Falcone quale capo dell’ufficio istruzione palermitano, l’impegno civile nel Gruppo Abele di don Ciotti, l’università della strada. Infine, la scelta di andare in Sicilia. Dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio, perché non risultasse sterile il lavoro di Falcone e Borsellino, perché era giusto fare così, perché era il “suo dovere”. Infine, gli scontri col potere, che è soprattutto politico: da quello con Francesco Cossiga, per il caso di Marco Donat-Cattin, il figlio del ministro, terrorista di prima linea, all’incriminazione di Giulio Andreotti per collusione con Cosa nostra, all’inchiesta sugli ispettori mandati a frugare nei cassetti della procura palermitana da Alfredo Biondi, avvocato genovese divenuto nel governo Berlusconi ministro di Grazia e Giustizia. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.