Il gioco dei quattro cantoni. Rodari Gianni. Einaudi, 1980.

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Descrizione

Einaudi (Struzzi 223. Ragazzi 11); 1980; Noisbn ; Copertina flessibile ; 19,5 x 11,5 cm; pp.173; Prima edizione nella collana. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni, dorso con segni di lettura), interno senza scritte; Buono+, (come da foto). ; Una mucca di Vipiteno aveva mangiato l’arcobaleno. Un signore di Spilamberto dormiva con un occhio chiuso e l’altro aperto. Una signora di Rovigo la sera metteva le scarpe nel frigo. In molti dei racconti di Gianni Rodari l’immaginazione segue un metodo molto semplice e -a giudicare dai risultati – infallibile: un nome di città suggerisce una rima, questa rima suggerisce una situazione paradossale, questa situazione viene sviluppata in un racconto che la porta alle ultime conseguenze, e il gioco è fatto. C’è anche un racconto in cui Rodari propone d’estendere questo sistema a tutti i nomi del codice postale: ne risulterà un “Codice d’avviamento fantastico” ricco d’irresistibili sorprese. Cosi procedeva Rodari, il nostro più famoso scrittore e poeta per ragazzi, ogni volta che era invitato a un incontro coi suoi giovani lettori d’una qualche città italiana: egli stesso racconta come, scomponendo e ricomponendo il nome della città, per esempio Torino, metteva in moto la giostra delle sue invenzioni. Ma i luoghi gli suggerivano anche trovate di tipo diverso, come questo libro dimostra: per esempio, a Firenze, un professore d’etologia che invece d’osservare gli animali studia le abitudini del campanile di Giotto; o sulla spiaggia adriatica infestata dai transistor, una radiolina che capta i pensieri dei vicini, cioè le maledizioni contro il fragoroso ordigno; o una necropoli etrusca in cui i personaggi effigiati sui sarcofaghi hanno la faccia di Mao Tse Tung e d’altri personaggi dell’attualità internazionale. Gianni Rodari sapeva sbizzarrire la sua fantasia con lo slancio più estroso e la più felice leggerezza. Nello stesso tempo aveva il gusto del dettaglio preciso e minuzioso, del lessico esatto e ricco, per cui attorno alle sue invenzioni c’è sempre un mondo molto concreto che prende corpo e agisce. È una gran pena dover parlare di Gianni Rodari al passato, dover avvicinare al suo nome due date: 1920-1980, per segnare un cammino compiuto e concluso. Certo, poche esistenze furono illuminate da un umore piú gaio e generoso e luminoso e costante della sua. Questo libro, che Rodari ha consegnato all’editore pochi giorni prima di lasciarci, non è un commiato ma la conferma che il suo sorriso continuerà a farci compagnia. Italo Calvino ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.