I colori del vero. Vent’anni di narrativa:1860-1880. Roberto Bigazzi. Nistri-Lischi, 1978.

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Descrizione

Nistri-Lischi (Saggi di varia umanità 10); 1978; Noisbn ; Copertina flessibile ; 21 x 15 cm; pp. 509; Seconda edizione. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni, piccole imperfezioni, sbucciature), dorso con segni di lettura ma volume ancora saldo, interno senza scritte, lievemente brunito; Buono, (come da foto). ; Questo volume, uscito nel 1969 e ora riproposto in una seconda edizione accresciuta, ha contribuito a rinnovare l’interpretazione della narrativa del secondo Ottocento, grazie ad una organica ricerca storico-culturale, a base « geografica», sulla lotta per il vero ingaggiata dagli scrittori italiani all’indomani dell’Unità e fino al deciso colpo di timone della Roma bizantina. Di quella lotta si cercano qui inizialmente le motivazioni e i caratteri originari nell’eredità lasciata alla Nuova Italia dalla cultura risorgimentale. La prima a mettere a frutto quell’eredità è Firenze, con le teoresi dei critici d’arte, con la riduzione del positivismo a filosofia « positiva » da parte del Villari e con l’intensa attività teatrale vigilata dalla critica di Capuana, e soprattutto con la messa a punto in terra toscana degli strumenti realisti desanctisiani. Intanto, a Milano, si svolge la breve avventura scapigliata, e per tutti, fiorentini e milanesi di nascita o d’adozione, il dramma della Comune parigina fa scat- tare una seconda fase, animata dall’am- bizione di portare nella Nuova Italia le speranze risorgimentali. L’arma di questo tentativo è il romanzo, a cui le due città conferiscono colori stilistici differenti: più espressionisti quelli di Milano, oggettivi invece quelli fiorentini, pur nel comune intento di una rappre sentazione realistica di tutta la scala sociale. Nell’una e nell’altra città, infine, si stabilisce anche una koinè borghese, sostenuta da autorevoli riviste, quali la « Rivista minima » del Farina o la « Rassegna settimanale ». A questo punto entra in giuoco la rivelazione zoliana (specie attraverso l’Assommoir) sbandierata a sinistra da Cameroni, a cui cerca di strappare l’esclusiva il più moderato Capuana, forte dei grandi saggi zoliani di De Sanctis. Da ultimo, il volume può così riprendere in esame l’unitaria carriera del Verga nel suo muoversi tra Firenze e Milano, mostrando come appunto i capolavori verghiani nascano dalla sapiente utilizzazione tanto dei colori oggettivi quanto di quelli espressionisti, mentre i Vinti, pur appoggiandosi all’esempio di Zola, coronano il sogno risorgimentale di una indagine su tutta la scala socia le, ma al tempo stesso rovesciano nella desolazione la fiducia nel reale, da cui gli scrittori di quel ventennio, primo fra tutti De Sanctis, si erano ripromessi la salute della nazione. I Vinti testimoniano così la crisi che cambia il volto della Nuova Italia. Questa seconda edizione è accresciuta di una Appendice che, nel prospettare il cammino Da Verga a Svevo, ripercorre polemiche antiche e recenti sul passaggio dal romanzo verista a quello ‘psicologico’ e ‘decadente’, e dunque su di un problema che con le sue implicazioni storiche, critiche e metodologiche, è al centro del dibattito contemporaneo intorno alla narrativa tra Otto e Novecento. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.