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Eneide. Virgilio. Einaudi, 1980.

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Descrizione

Einaudi (NUE No. 79); 1980; Noisbn ; Rilegato con titoli al dorso, sovracoperta; 18,5 x 12,5 cm; pp. XL-581; Introduz. e traduz. R. Calzecchi Onesti, testo latino a fronte; minimi segni d’uso alla sovracopertina, interno ottimo; Molto buono, (come da foto). ; Questa nuova edizione dell’Eneide, del tutto ingiustificata sul piano critico, perché non porta nessun nuovo contributo agli studi virgiliani, ha una sola ragion d’essere: proporre al lettore d’oggi di scoprire l’uomo Virgilio, il suo impegno umano. Un poeta veneratissimo, infatti, del cui poema, ammiratissimo modello letterario, si sono impadroniti lunghi secoli di imitazione, di lavoro erudito, e soprattutto di lettura della scuola, può perdere i suoi lineamenti umani, e non apparire piú altro che una mummia, una rigida cariatide, a cui si tributa, come per dovere ereditario, una specie di reverenza senza amore. Questo è accaduto per Virgilio e per l’Eneide. Volendo aprire al lettore un contatto vivo e diretto con l’uomo, rompere l’armatura di retorica e di erudizione che ne circonda il nome e l’opera, la prima cosa da dire è che l’Eneide non è un «perfetto», ma un «incompiuto», un grande abbozzo. E il poeta veneratissimo, il Maestro, il Saggio, il Mago addirittura per il Medioevo, «il Savio gentil che tutto seppe», è stato, nella sua realtà umana, ben lontano dall’oracolo di sapienziali sicurezze dei medievali, cosí come dal facile cantore di ottimismi trionfali dei classicisti, e altrettanto lontano dal flebile spirito romantico delle lacrimae rerum: è stato un uomo che ha sofferto l’angoscia del suo tempo (una svolta grave della storia, anche allora), tentando di risolverla, o almeno di superarla in una sintesi poetica, invano. Dalla introduzione di Rosa Calzecchi Onesti; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.