Europa islamica. L’ espansione. 1492: la reconquista. Il segno di una civiltà. Martinez Montavez Pedro, Ruiz Bravo Carmen.. De Agostini, 1991.

De Agostini ; 1991; 9788840293790; Rilegato con titoli in oro al dorso, sovracoperta; 32 x 26,5 cm; pp. 239; A cura di Martinez Montavez Pedro, Ruiz Bravo Carmen. Volume illustrato a col. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni, piccole imperfezioni), interno senza scritte; Buono, (come da foto). ; Pensando all’Islam si tende a proiettarlo verso terre lontane, estraneo alla nostra cultura. Questo libro dimostra come in realtà l’Islam appartenga anche all’Europa, anzi come la cultura islamica sia una componente essenziale della nostra civiltà. La Spagna, la Sicilia e i Balcani, terre di dominio, sono certamente le regioni che meglio testimoniano il lascito dell’Islam con splendidi capolavori come l’Alhambra di Granada, la Giralda di Siviglia, il Duomo di Monreale, la Moschea di Bey a Sarajevo. Ma l’influsso è più profondo e sottile: l’architettura barocca, che movimenta alcune delle sue cupole più belle con un fitto gioco di archi incrociati, trae qualche ispirazione dai modelli dell’arte moresca; i celebri presepi napoletani sarebbero impensabili senza l’eredità dell’Islam; le Mille e una notte hanno influenzato la fantasia dei moltissimi narratori europei; il fascino dell’Oriente ha segnato il gusto del nostro Ottocento, persino negli arredi e nella moda. In una panoramica che va dalla storia all’arte, dalla letteratura all’ebanisteria, dalla glittica fino agli aspetti della vita quotidiana, gli abiti, i sapori della tavola, le bevande – questo volume ci guida attraverso l’Europa nell’affascinante riscoperta di una componente fondamentale, e troppo spesso trascurata, della nostra civiltà. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

Storia della filosofia islamica. Dalle origini alla morte di Averroè. Henry Corbin. Adelphi, 1973.

Adelphi (Collezione Il ramo d’oro No. 4); 1973; Noisbn; brossura con risvolti ; 24 x 16 cm; pp. 285 ; Traduzione di Vanna Calasso. Con la collaborazione di Seyyed Hossein Nasr e Osman Yahya. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni), piccole imperfezioni, interno ottimo e senza scritte; Buono (come da foto). ; Henry Corbin è stato uno dei grandi maestri degli studi islamici, anzi un vero maestro del pensiero filosofico-religioso, dedito per decenni all’immensa impresa di reintrodurre, o presentare per la prima volta, in Occidente le portentose ricchezze del sapere islamico. E non solo di quella parte di esso con cui l’Europa, durante il Medioevo, ha avuto rapporti fittissimi e tuttora in buona misura da esplorare – basti pensare all’importanza che ebbero Avicenna e Averroè – ma di tante scuole e ramificazioni che erano fino a oggi, da noi, quasi del tutto ignote o malamente capite. Quest’opera di mediazione, che dà ai lettori sorprese paragonabili a quelle di chi fu contemporaneo delle prime grandi traduzioni di classici estremo-orientali, è oltre tutto di una specie singolarissima: infatti Corbin non ci parla soltanto da grande studioso occidentale, dopo decenni di ricerche su una materia sterminata, ma in certo modo dall’interno di una tradizione che il suo pensiero in certo modo prosegue: la gnosi shi’ita. È chiaro perciò che questa sua Storia della filosofia islamica, dalle origini ai nostri giorni, mette in crisi in primo luogo la comune nozione di storia; non solo: Corbin, in questo suo felicissimo profilo, rivoluziona le gerarchie acquisite, sia dei pensatori sia dei problemi. È suo presupposto, infatti, che sia del tutto inutile individuare quali sono, nei pensatori islamici, le risposte ai problemi che si sono cristallizzati nella nostra filosofia. Al contrario, Corbin si sforzerà di reperire innanzitutto le categorie peculiari, spesso totalmente diverse dalle nostre e quasi intraducibili in esse, entro le quali si muovono le diversissime correnti del pensiero islamico – e meglio sarebbe dire tradizioni, essendo in Islam la filosofia sempre coincidente con una certa posizione religiosa, dal sunnismo allo shi’ismo duodecimano, all’ismailismo, al sufismo. Scopriremo così che alla loro base è il diverso atteggiamento esegetico verso il Corano: atteggiamento che va dal letteralismo legalistico sunnita al vertiginoso esoterismo shi’ita. In questo ambito, vastissimo, che mai era stato descritto con tale lucidità e appassionata partecipazione, si svolge per secoli un’avventura dello spirito che sembra essere stata tanto più audace proprio nelle zone che invece in Occidente si sono pressoché atrofizzate: accanto a una filosofia islamica intesa in senso assai vicino a quello occidentale, scopriremo così, guidati da Corbin, le linee di una filosofia profetica, di una teosofia, di una imamologia, di una angelologia. E molti particolari oscuri nella storia del pensiero occidentale ci appariranno, come di riflesso, improvvisamente illuminati, ritrovando il loro contesto, fuori dalla fittizia gabbia europea, in un ampio cerchio geografico, finalmente fedele alla realtà degli scambi e dei contatti delle civiltà e delle idee. Storia della filosofia islamica è apparso per la prima volta nel 1964. Dall’Indice: Le fonti della meditazione filosofica dell’Islam. Lo shi’ismo e la filosofia profetica. Il kalam sunnita. Filosofia e scienze della natura. I filosofi ellenizzanti. Il sufismo. Sohrawardi e la filosofia della luce. In Andalusia. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

Il corpo svelato. La danza nella società arabo-islamica. Kassim Bayatly. Ananke, 1996.

Ananke (Abadir II.); 1996; 9788886626071 ; Copertina flessibile con risvolti ; 21 x 15 cm; pp. 120; Prefazione di Younis Tawfik. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni), interno con dedica in arabo alla prima pagina; Buono, (come da foto). ; Cosa si nasconde dietro lo sguardo di una donna araba che danza facendo tintinnare tra le dita i suoi cimbali d’ottone? Quali sono i segreti dei cinque movimenti della danza con cui Salomé incantò Erode? Il suo fascino conturbante e allusivo, sensuale ma velato possiede ancora una scintilla di magia di quel mondo orientale che ha acceso la fantasia del nostro immaginario. La mimica del cammello e del serpente, del parto e dell’amore non sono soltanto figure rappresentative da ammirare, interpretate con grazia ed abilità come nel balletto classico europeo, bensì esplosioni d’energia che coinvolgono lo spettatore in quanto vissute interiormente dalla danzatrice. Ma come poteva una società che rinchiudeva la donna dentro la riservatezza delle mura domestiche, la celava nell’impenetrabilità degli harem, le nascondeva il volto dietro un insondabile velo consentirle di praticare questo mestiere? “Il corpo svelato”, che non è solo un’esposizione tecnica della danza del ventre, lancia un lungo, profondo sguardo nel mondo femminile della società araba. Quando nella metà del secolo XVII ad Istanbul questa danza fu proibita perché troppo provocatoria, anche ai danzatori maschi che avevano preso il posto delle donne, il Cairo diventò capitale e scuola di questo genere d’espressione del proprio corpo così difficile da definire. Arte, spettacolo, turbamento ed eleganza si fondono insieme al ritmo dei tabla e dei riq in un crogiolo di veli fruscianti, vibrazioni, luccicanti barbagli di monili, movimenti sinuosi, ondulatori, pulsativi in cui la donna, solo lei, conduce il gioco senza tempo della seduzione. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

Gli assassini. Una setta radicale islamica, i primi terroristi della storia. Bernard Lewis. Mondadori, 2002.

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Mondadori (Le scie); 2002; 9788804504337 ; Rilegato con sovracoperta; 22,5 x 15 cm; pp. 202; Traduzione di M. Lunari. ; leggeri segni d’uso alla sovracopertina; Molto buono (come da foto). ; La setta degli hashishiyyin o «Assassini-oltre a essere all’origine della parola «assassino» in molte lingue europee-rappresenta il primo esempio storico di terrorismo politico organiz-zato. Tral’XI e il XIII secolo, gli Assassini, che apparvero in Persia e si diffusero poi sui monti del Libano e della Siria, si servirono sistematicamente dell’omicidio per demoralizzare e intimidire i propri avversari e rovesciare l’imperante ordine sunnita nel mondo islamico. Li guidava un misterioso «Vecchio della Montagna e le vittime prescelte erano i governanti dell’Islam: i monarchi, i ministri, i generalie i principali funzionari religiosi. L’arma utilizzata era quasi sempre una sola: il pugnale; di rado erano usate le armi indirette allora disponibili, tra cui l’arco, la balestra o il veleno. Questo significava selezionare gli obiettivi più difficili da raggiungere e fare ricorso al mezzo d’attacco che esponeva maggiormente chi lo maneggiava. Gli stessi sicari, dopo aver commesso l’omicidio, non tentavano di fuggire, né provavano in alcun modo a salvarsi. Al contrario, sopravvivere a una missione era considerato un disonore. Sebbene le vittime fossero soprattutto i capi politici o religiosi dell’Islam, sotto i loro pugnali caddero anche numerosi crociati, ed è così che il nome della setta e la fama delle sue imprese arrivarono in Europa. Bernard Lewis racconta con rigore storico e grande capacità narrativa le vicende degli Assassini e, in una prefazione scritta per l’edizione italiana pubblicata per la prima volta da Mondadori nel 1992, sottolinea le differenze e le straordinarie somiglianze d’ispirazione e di metodo tra questi antichi terroristie i moderni sostenitori della violenza politica in Medio Oriente. «L’Islam, al pari del Cristianesimoe dell’Ebraismo, è una religione etica e l’omicidio e il ricatto non sono né accettati dalla sua filosofia né appartengono alla sua tradizione. Nondimeno, allora come adesso, ci sono gruppi che praticano l’omicidio in nome della religione; uno studio sulla setta medioevale degli Assassini potrebbe perciò essere utile per mostrare come alcuni gruppi diano un’interpretazione radicale ed estremista della tradizionale associazione islamica tra religione e politica, tentando di utilizzarla per il raggiungimento dei loro scopi»; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

L’Islam. Una religione, un’etica, una prassi politica. Alessandro Bausani. Garzanti, 2009.

Garzanti (Elefanti.); 2009; 9788811674191 ; Copertina flessibile ; 19 x 12 cm; pp. 222; Volume con 16 tavv in b/n. fuori testo. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni, piccole imperfezioni), interno senza scritte; Buono, (come da foto). ; L’Islam non è soltanto una religione, ma una concezione globale e integrata della storia, della cultura, dell’etica, del diritto. D’altro canto, proprio perché è vicino alle altre religioni monoteistiche, spesso si crede di conoscerlo incorrendo in pregiudizi e luoghi comuni. Bausani da un lato mette in evidenza l’originalità dell’islamismo, pur segnalando l’essenziale identità del suo monoteismo con quello ebraico- cristiano; e dall’altro cerca di soddisfare la curiosità di un occidentale su quello che il musulmano medio crede, pensa e sente. Si sofferma in particolare sulla teologia, la legge canonica e la mistica dell’Islam sunnita. Ma illustra ampiamente anche la Si’a e le altre correnti radicali che hanno sempre giocato un ruolo significativo nella storia dell’Islam e che sono oggi alla ribalta. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

Il giardino islamico. Luigi Zangheri, Brunella Lorenzi, Nausikaa M. Rahmati. Olschki, 2011.

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Olschki (Giardini e paesaggio 15); 2011; 9788822255211 ; Copertina flessibile con risvolti ; 24 x 17 cm; pp. 482; ; leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni), interno senza scritte; Molto buono, (come da foto). ;Il volume costituisce la prima monografia sul giardino islamico di un autore italiano. Un tema affascinante quanto difficile risolto sia attraverso la documentazione ottenuta con visite mirate nei più lontani paesi, che con la rilettura dei resoconti dovuti ai viaggiatori del passato illustranti le suggestioni e l’originalità di giardini che non avevano pari in Occidente. Giardini appartenenti a un universo vastissimo che andava dalla Spagna all’India, passando per l’Africa del Nord, la Siria, l’Uzbekistan, e il Pakistan, e che trovavano una matrice comune nelle forme del persiano cahârbâgh, il giardino quadripartito attraversato da canali e recinto da mura che evocava il paradiso musulmano. Solo nella Turchia ottomana si lasciò spazio a soluzioni più paesaggistiche che anticiparono quelle del giardino all’inglese. A questi giardini dobbiamo la diffusione in Europa di numerose specie vegetali che vanno dal limone all’arancio, dal tulipano al gelsomino. Accompagnano il testo iniziale un’antologia di antichi documenti, le pagine sui giardini della Sicilia islamica dovute a Brunella Lorenzi e quelle sulla diffusione e fortuna del giardino persiano redatte da Nausikaa Mandana Rahmati. Completano il volume un abaco alfabetico dei giardini islamici e un glossario delle dinastie che regnarono nei paesi musulmani. L’opera ha ottenuto il Premio «Giardini Botanici Hanbury» 2006 ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

Islam e occidente. AA.VV.. Liberilibri, 2005.

Liberilibri (Oche del Campidoglio 56.); 2005; 9788885140721 ; Copertina flessibile con risvolti ; 19,5 x 12 cm; pp. 136; ; A cura di del CIDAS, presentazione di Sergio Ricossa. Testi di Alain Besançon, Ernst Nolte, Jean-François Revel, Kenneth Minogue, Luciano Pellicani, Pascal Salin, Vittorio Mathieu, Ristampa. ; Presenta minimi segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni, imperfezioni), interno senza scritte; Molto buono, (come da foto). ; Buoni e cattivi? Autorevoli intellettuali europei si confrontano sull’attuale deriva violenta dell’antico e fertile rapporto fra mondo giudaico-cristiano e musulmano. Provenienti da diverse discipline si confrontano sul tema forse più drammatico e preoccupante degli ultimi decenni: la declinazione in forma violenta dell’antico, conflittuale ma anche fecondo rapporto tra mondo giudaico-cristiano e musulmano; il senso e le ragioni del riacutizzarsi, con modalità nuove di inaudita ferocia, di una sindrome aggressiva che sembrava essersi sopita negli ultimi due secoli. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

L’età d’oro di Giustiniano. Dalla morte di Teodosio all’Islam. Grabar André. Feltrinelli, 1966.

Feltrinelli (Il mondo della figura.); 1966; Noisbn ; Rilegato in tela rossa con titoli al piatto e dorso, sovracoperta ; 28 x 22 cm; pp. 407; Traduzione di Giulia Veronesi. Prima edizione nella collana. Volume riccamente illustrato a col. e b./n. 475 ill, anche a piena pagina, alcune tavv. ripiegate, mappe f.t.. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze, imperfezioni al bordo e dorso della sovracoperta), interno senza scritte, legatura salda; Buono, (come da foto). ; Titolo originale: L’age d’or de Justinien. Introduzione. L’architettura. Presentazione. Roma e l’Italia. La Gallia. L’Africa mediterranea. L’Egitto. Siria. Palestina. La Mesopotamia. L’Asia Minore. La regione attorno al mare Egeo e Costantinopoli. La pittura. Presentazione. I mosaici. Le pitture murali. Le icone. Alla miniatura. La scultura. Presentazione. La scultura ornamentale. Arti sumpuarie e industrie d’arte. Avori. Metalli e vetri. Tessuti istoriati. Conclusione: L’eredità lasciata alle arti del Medioevo. Piante. Tavola cronologica. Indice analitico. Bibliografia. Documentazione iconografica. Carte geografiche ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

Il suicidio dell’Islam. In che cosa ha sbagliato la civiltà mediorientale. Bernard Lewis. Mondadori, 2002.

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Mondadori (Saggi); 2002; 9788804509608 ; Rilegato con sovracoperta; 22,5 x 15 cm; pp. 187; Traduzione di L. Terzi. ; cerniera interna del piatto posteriore un po’ rovinata, per il resto ottima copia. Interno senza scritte; Accettabile (come da foto). ; Per molti secoli il Medio Oriente è stato una vera e propria “culla di civiltà”, all’avanguardia nelle scienze e nelle arti, e assolutamente dominante sul piano politico e militare. Ma questo predominio lentamente è passato all’Occidente, prima sui campi di battaglia, poi nel commercio. Lewis descrive i rapporti tra Occidente e Oriente tra il XVIII e il XX secolo e offre il ritratto di una civiltà al tramonto, di una società che si interroga sui motivi del proprio declino. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

Il linguaggio politico dell’Islam. Bernard Lewis. Laterza, 1991.

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Laterza (Quadrante 41); 1991; 9788842037477; Copertina flessibile ; 21 x 14 cm; pp. 183; Traduzione di B. Amoretti Scarcia. Prima edizione. ; leggeri segni d’uso alla copertina, interno ottimo; Buono (come da foto). ; Dalla parola del Profeta fino alle ultime formulazioni teoriche e diktat governativi, un’analisi del linguaggio politico islamico che, introducendoci all’universo culturale musulmano, ce ne mostra l’abissale distanza da quello occidentale. Giungere a un discorso comune è difficile ma indispensabile. ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.