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Uomini e paesaggi del canale di Brenta. Daniela Perco, Mauro Varotto (a cura di). Cierre Edizioni, 2004.

Descrizione

Cierre Edizioni (collana No.); 2004; 8883142675 ; Copertina flessibile con risvolti ; 24 x 17,5 cm; pp. 261; A cura di Daniela Perco, e Mauro Varotto. Volume riccamente illustrato a col. e b./n. Numerose fotografie ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni), interno senza scritte; Molto buono, (come da foto). ; Chi si trovi oggi a passare per il Canale di Brenta rimane colpito soprattutto da due elementi che connotano fortemente il paesaggio: il Brenta, sulle cui acque si vedono spesso volteggiare agili canoe, e le montagne, trasformate da un lavoro immane in terrazzamenti atti a coltivare il tabacco. Acque e legname, pietre e tabacco hanno segnato con la loro presenza i ritmi di lavoro e l’esistenza quotidiana delle popolazioni locali per diversi secoli. Sulle acque del Brenta, importante arteria di comunicazione con la pianura veneta, fluitavano annualmente migliaia di tronchi legati in zattere, provenienti dai boschi del Primiero, della Valsugana e dell’Altopiano di Asiago. Lungo il suo corso o in quello dei suoi affluenti fiorivano molti stabilimenti manifatturieri (filatoi, cartiere, segherie). Ma oltre a una funzione economica fondamentale, ea Brenta giocava, in positivo o in negativo, un ruolo importantissimo nella vita quotidiana delle popolazioni rivierasche: fonte di alimentazione, luogo per lavare i panni, per raccogliere ciottoli, sassi da costruzione e legna da ardere durante le piene, teatro di divertimenti ma anche di eventi tragici. Le piene improvvise (brentane) hanno più volte sconvolto il paesaggio distruggendo ponti, argini e case e portandosi via i pochi campi coltivabili posti lungo le rive. Il declino del commercio del legname nel secolo XVII coincise con l’avvio della coltivazione del tabacco, che sul finire dell’Ottocento si affermò come monocoltura specializzata, determinando importanti mutamenti a livello paesaggistico, economico e sociale. La necessità di ricavare terra per le coltivazioni spinse la popolazione a scolpire i fianchi delle montagne fin quasi sulla sommità per ricavarne superfici terrazzate (masiére e banche) e a mettere in atto tecniche colturali peculiari. Intorno al tabacco ruotava un sistema complesso di relazioni di carattere economico e sociale. Il regime di monopolio imponeva controlli molto severi da parte delle autorità competenti e la monocoltura creava forti dipendenze dall’esterno per i beni di prima necessità. Questa situazione favorì, specie nei periodi di crisi, lo sviluppo di un commercio clandestino: attraverso sentieri impervi, di notte, anche in condizioni meteorologiche difficili, donne, uomini e bambini contrabbandavano foglie o polvere di tabacco, arrivando con i loro carichi preziosi in territorio bellunese, sull’Altopiano di Asiago e in Valsugana. Il crollo della coltivazione nel secondo dopoguerra favorì l’intensificarsi dell’emigrazione e il conseguente abbandono di terrazzamenti e insediamenti ad essa legati. Sui terreni conquistati con fatica alla montagna è cresciuto un bosco impoverito, infestato dai rovi; le radici delle piante hanno messo a dura prova i muri, provocandone in alcuni casi il crollo;… ; Spedizione veloce con BRT. L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.