Descrizione
Attinia (Collana dell’Uva); 1961; Noisbn; Copertina flessibile ; 21 x 15 cm; pp. 63; Prima edizione. Dedica dell’autore all’ultima pagina; fioriture sparse, segni d’uso alla copertina; Accettabile (come da foto). ; In questa silloge intanto bisogna superare, credo, certi scogli di significato e di interpretazione, certi valori linguistici strettamente legati ai ricordi che si prospettano in seguito alla proposta di quel cardine geografico in cui si situa la condizione della poesia e la morale del poeta medesimo. La tradizionale struttura dell’endecasillabo regolare (non pasoliniano) accoglie, inoltre, la tessitura dei quadri descrittivi, la rievocazione dell’idillio perduto e del solitario e ossessivo purgatorio oggettivo, su cui pone la sua mano affettiva, gaia o dolente. C’è in fondo un’autentica gioia d’uomo e un paesaggio iconografico che si riferisce più che al Sud, alla Calabria, dove l’Autore è nato e vissuto per molti anni, e a cui ha suggestivamente accennato assieme alla varietà delle ansie di riscatto, alle contraddizioni ora allusive e ora ironiche, ma sempre sul filo della storia, fino ai problemi più intimamente umani che fermentano nella vita di una delle più tristi e deserte regioni italiane. Nel personale sfogo del suo Docu mento-pamphlet che chiude il libro, egli ha espresso una calda e dignitosa difesa del proprio lavoro, e descritto un’immagine attraente della sua terra, quasi come contributo a quella restaurazione etica e materiale che la Calabria e il Sud ormai da anni attendono. Ci sembra buona intenzione quella di ricordare che, Domenico Cara, è forse il migliore poeta calabrese delle giovani leve (nè prima d’ora si conoscono troppi), non solo per le affermazioni ottenute in competizioni letterarie di primo piano, ma per la stessa qualità della sua opera ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.