Descrizione
Einaudi (I coralli 206); 1967; Noisbn; Rilegato con titoli al dorso, sovracoperta ; 19,5 x 12,5 cm; pp. 178; Traduzione di Clara Lusignoli. Prima edizione italiana. ; Presenta segni d’uso ai bordi della sovracoperta (piccole imperfezioni), timbro di possesso, nome e data a biro alla prima pagina bianca, interno senza scritte, volume lievemente brunito, manca triangolino prezzo; Accettabile, (come da foto). ; Le belle immagini, le immagini calde, violente, pastose (come certi fotogrammi di Claude Lelouch), che ci circondano quotidianamente, che ci sorridono ammiccanti e persuasive dalle pagine dei rotocalchi, dai cartelloni pubblicitari, e che ci rincorrono anche quando non le abbiamo piú di fronte agli occhi, sono quelle dell’ultimo libro di Simone de Beauvoir. I quartieri moderni, bianchi, a larghe finestre, le residenze di campagna, le spiagge alla moda, le hall degli aeroporti e gli studi fotografici disegnano la geografia ovattata e rassicurante, nella quale si muovono i personaggi di questo romanzo. Laurence (una bella donna di trent’anni, con un marito che l’ama e le è fedele e un amico molto preoccupato di se stesso) costruisce dall’interno di un ufficio pubblicitario le stesse illusioni, le stesse immagini di cui vive: e le riflette all’esterno e le moltiplica, come in uno sfibrante gioco di specchi. Ma dietro quest’apparente calma e calore qualcosa non funziona. Laurence lo avverte nel pianto disperato della figlia, negli scoppi d’ira della madre abbandonata dal proprio amante. Si risveglia allora in lei un senso di insoddisfazione, che d’un tratto la porta a comprendere come sia alienata da se stessa, come anche lei sia una immagine, solo una immagine, creata da una madre dispotica e arrampicatrice, senza la possibilità di aggrapparsi a qualcuno: non al marito quietamente soddisfatto, né all’amante egoista. Le belle immagini acquistano a questo punto profondità e si mostrano per quelle che sono: parvenze diafane; vuote di valori, di verità. ;