La torre d’avorio. Ronald Harwood. Einaudi, 2000.

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Descrizione

Einaudi (collezione di teatro 386);2000; 9788806161347; Copertina flessibile; 18 x 10,5 cm; pp. 69; Trad. M. D’Amico; minimi segni d’uso alla copertina, interno ottimo; Molto buono (come da foto). ; Berlino 1946. Militari americani stanno svolgendo le indagini preliminari sui nazisti da portare alla sbarra al processo di Norimberga. Nell’ufficio del maggiore Arnold, un indagato d’eccezione: il grande direttore d’orchestra Wilhelm Furtwangler. L’ufficiale è ignorante, rozzo e offensivo. Di fronte a lui Furtwangler fatica a non perdere la compostezza e il suo ostentato senso di superiorità. Il gioco a due si complica grazie ai personaggi minori, la segretaria tedesca di Arnold, i testi chiamati a deporre, con le loro tristi o ambigue storie personali. Furtwängler non prese mai la tessera del partito nazionalsocialista (come invece Karajan, che ne aveva addirittura due, una austriaca e una tedesca), però aveva rapporti stretti con i gerarchi È vero che fece espatriare alcuni musicisti ebrei, ma è anche vero che ci riuscí solo grazie alle sue amicizie e alla sua posizione nel regime. Insomma, quello che Harwood mette in scena è un rebus morale delicatissimo. In fondo al quale sta uno dei problemi piú discussi e irrisolti della storia: l’autonomia dell’arte di fronte alla politica (il titolo originale, Taking Sides, significa «schierarsi, prendere po sizione»). I due protagonisti non riescono a comprendersi e dal loro scontro (processuale, etico e culturale) piú che risposte nascono domande. Con abilità drammaturgica la verità viene presentata divisa, e sono gli spettatori (e i lettori) a doversi schierare, a dover prendere posizione… ; L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.

Informazioni aggiuntive

Peso 1 kg