I neoplatonici. Racconto inedito a cura di Raffaele Cantarella.. Luigi Settembrini. Rizzoli, 1977.

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Descrizione

Rizzoli ; 1977; Noisbn ; Rilegato con titoli al dorso, sovracoperta ; 22,5 x 14,5 cm; pp. 118; A cura di Raffaele Cantarella. Nota di Giorgio Manganelli. Prima edizione. ; Presenta leggeri segni d’uso ai bordi (senza mancanze nè lacerazioni), interno senza scritte; Molto buono, (come da foto). ; Nel 1937 il professor Raffaele Cantarella, direttore della Officina dei Papiri Ercolanesi presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, “nel cercare un manoscritto greco finito fuori posto”, mise le mani su un quadernetto di carta, “uno smilzo fascicoletto di poche pagine” che portava un titolo: I neoplatonici, per Aristeo di Megara, traduzione dal greco. A questo punto, comincia una storia italiana che, pur nella sua leggerezza, sa molto di aneddoto pedagogico, con un color di giallo, e un odor di pio… » Così scrive Giorgio Manganelli nella sua nota introduttiva, e prosegue: «In primo luogo, d’Aristeo di Megara la letteratura greca è sprovvista affatto; dunque, traduzione non era, e non v’era traduttore. Era un falso, ma di chi mai? La soluzione del mistero era a portata di mano. Di fatti quel fascicoletto era collocato accanto ad altro, assai più voluminoso, della stessa carta e della stessa mano; altro non era che il testo autografo delle Ricordanze della mia vita di Luigi Settembrini. « Il Cantarella confessa il suo “imbarazzo” di fronte allo “strano” contenuto della pretesa traduzione. Inizia qualche ricerca, lo dimentica. Però gli resta un onesto dubbio: come mai questo testo “così singolare” è rimasto inedito “nella Napoli di Benedetto Croce, di Francesco Torraca, di Fausto Nicolini”? Viene così in chiaro che il testo non era ignoto, e che già l’aveva letto un prof. Emidio Piermarini che lavorava alla Biblioteca di Napoli. “Fummo d’accordo” scrive questi, “che non era da pubblicare per il suo contenuto sboccato”, mentre il Torraca se ne dispiacque, come di “un errore letterario del venerato Maestro, martire patriottico dei Borboni”. Quel manoscritto, cosi acquattato e riposto, nel 1953 venne fotografato; ed oggi finalmente. si pubblica, a cura del Cantarella, insigne grecista. Il racconto, di cui i disorientati scopritori apprezzarono la grazia, è in realtà di una rara esattezza pornografica. Nulla è suggerito, tutto è descritto: ma lo stile è sempre leggero, e la sua morbida cadenza non tollera né villania né brutalità. È un racconto provocatorio, e nello scriverlo a quel modo il Settembrini si avvalse della libertà del clandestino. Scrisse tutto, perché lui vivo nessuno l’avrebbe mai letto. « Neoplatonici fu una vera bottiglia gettata in mare da uno scoglio tricolore; che sia arrivato fino a noi è un prodigio, che ora venga stampato, una consolazione ». ; Spedizione veloce con BRT. L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.