Descrizione
Mondadori (Le Scie); 1996; 9788804379010; Rilegato con sovracoperta ; 22,5 x 14,5 cm; pp. 442; Traduzione di A. Martini. Prima edizione; leggeri segni d’uso alla sovracopertina, interno buono; Buono (come da foto). ; Nel novembre 1918, mentre la Germania versava in condizioni disperate al termine del primo conflitto mondiale, Guglielmo II uscì dalla scena politica dopo essere stato, per trent’anni, imperatore tedesco e re di Prussia. Dall’esilio in Belgio, dove sarebbe vissuto fino al 1941, avrebbe assistito all’ascesa al potere dei nazisti, coltivando l’illusione di un richiamo in patria e la speranza di una restaurazione monarchica, e avrebbe visto iniziare la tragedia della guerra. Quest’uomo che scompariva quasi dimenticato aveva goduto tuttavia, come sovrano, non solo di ampio consenso popolare, ma anche dell’amore di gran parte dei sudditi, che ne ammiravano l’atteggiamento risoluto, l’eloquio vigoroso e la gestualità teatrale, simboli ai loro occhi di una Germania forte e destinata a primeggiare nel mondo. Di fatto, sotto il suo regno, il Reich tedesco era divenuto la prima potenza industriale europea e aveva esteso i propri possedimenti coloniali. Guglielmo II fu però l’ultimo Kaiser, l’imperatore del tramonto degli Hohenzollern. Personalità incline agli eccessi e all’egocentrismo, animato da una passione quasi maniacale per le uniformi e le decorazioni, per la caccia e i viaggi, fu influenzato dalla figura carismatica del nonno Guglielmo I e in netto contrasto, sia nel governo sia sul piano umano, con il padre Federico III, che regnò solo per pochi mesi. Sempre in bilico fra tradizione e modernità, nella politica interna difese strenuamente l’assolutismo monarchico e, pur ammantandosi di aspirazioni populistiche e riformatrici, combatté con ogni forza la socialdemocrazia, mentre in quella estera seguì una linea aggressiva, e perciò miope, che isolò la Germania e la portò progressivamente al crollo ;
