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Carceri d’invenzione. Lorenzo Tornabuoni. Gremese, 1990.

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Descrizione

Gremese (Gli spilli); 1990; 9788876054785 ; Copertina flessibile con risvolti; 20 x 13 cm; pp. 96; Prima edizione. Illustrazioni b/n nel testo e fuori testo. ; leggeri segni d’uso alla copertina, interno buono, brossura lievemente allentata; Buono (come da foto). ; Può apparire un gioco tutto letterato questo Carceri d’invenzione di Lorenzo Tornabuoni. Pittore del corpo come pochi, in una tradizione di disegno che si rifà ai grandi cinquecentisti, Tornabuoni ha inteso correre l’alea della scrittura una scrittura slan- ciata sull’analisi visuale dei fatti erotici, e dell’erotismo omosessuale. Forse il suo è il romanzo più dichiaratamente omosessuale della nostra letteratura. Non paia questo un superlativo avventato. In Carceri d’invenzione la crudezza, l’esplicitezza non si fanno alcuno scrupolo ad essere. Ma in questo c’è uno strano palpito di pietà, di dolore, di sgomento che diventano ragione di poesia. La carcerazione, la costrizione simbolica, i legacci della carne si trasformano in ricchezza e proiezione drammatica. Sade, l’Histoire d’O, ancor di più Bataille, forse Klossowski, anche certe trame neorealistiche italiane (quasi quasi un denudato Fenoglio, che di per sé è scrittore altissimo), Tornabuoni sembra aver letto tutto con acutezza d’intelletto e con passione. Di qui l’alone di gioco. Poi c’è la sua intensità, che non si trattiene dallo scendere a patti con la scrittura tutta esclamativi più o meno rimossi dei libri fatti per leggersi con una mano sola. Ma la modernità di questo libro è nei rischi che vuol correre, per cogliere altrove il suo bersaglio: nell’inafferrabilità di qualcosa che i segni della bellezza tendono a cancellare e insieme suggerire. ; Spedizione veloce con BRT. L’immagine se disponibile, corrisponde alla copia in vendita.